Capisco le lamentele degli addetti alle stazioni di servizio, capisco un po' meno le richieste nei loro confronti da parte delle case petrolifere. Il risultato è che per fare il pieno, serviti o a self service, bisogna fare il giro delle sette chiese. I distributori che hanno chiuso in questi ultimi tempi non si contano più. Un tempo, se ne trovavano appena fuori dalla cinta urbana. Non solo distribuivano il carburante, ma offrivano anche alcuni utili servizi per gli automobilisti, come la misurazione della pressione dei pneumatici o il controllo di tutti i liquidi. Oggi, non dico per fare il pieno (un'abitudine che la crisi ha da tempo cancellato), ma anche solo per rabboccare il serbatoio, si corre il rischio di consumare un bel po' di benzina lungo la strada.
Uno dei primi sintomi del fenomeno è che alcuni dei pochi distributori aperti cominciano già (come certe negozi, che tengono alzate le saracinesche anche dopo i consueti orari di chiusura) a essere gestiti da extracomunitari che evidentemente si accontentano di un incasso più magro rispetto a quelli di un tempo. Non so chi possa intervenire, ma è evidente che di questo passo per fare rifornimento si dovrà raggiungere l'autostrada, dove (almeno lì!) mi auguro che le società petrolifere mantengano il loro presidio. La causa? Forse che i distributori gestiti dalle cooperative, che oltre tutto non offrono i servizi cui un tempo eravamo abituati, facciano troppo concorrenza?
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