Éser in dal lébber négher.
Essere nel libro nero, essere sospettato, avere
cattiva reputazione, essere nel mirino di qualcuno che medita propositi di vendetta,
essere caduto in disgrazia. Il “libro nero” era usato in Francia durante la
Rivoluzione, per annotarvi le persone sospette, sul capo delle quali poteva
cadere, da un momento all’altro, la lama della ghigliottina. In seguito, “al
lébber négher” indicò anche il libro
dove i commercianti segnavano i debiti dei clienti insolventi.
Éser in Dòm.
Essere in chiesa, non avere un soldo. Fino a qualche
anno addietro, i mendicanti chiedevano l’elemosina davanti all’ingresso
principale delle chiese. Qualcuno, quindi, interpreta “Dòm” come “duomo”, la
chiesa per eccellenza, ma altri offrono una versione più sofisticata e
intelligente: “Dom” non sarebbe altro che la riproduzione fonetica della
scritta che si trova sulla facciata di molte chiese (l’acrostico di “Deo Optimo
Maximo”), cioè la dedicazione a Dio, il più buono, il più grande. Per altri
ancora, soprattutto a Bologna, “dòm” significa “Monte di pietà”, il luogo dove
i ladri, un tempo, portavano la merce più difficile da rifilare ai ricettatori.
Éser in ‘na làttra.
Essere in una lettera, trovarsi molto male in
arnese, senza possibilità di salvezza. Una volta, quando un emigrato moriva
lontano da casa, l’annuncio veniva dato alla sua famiglia con una lettera che
conteneva il ricordino funebre (“al santèin”). Il tempo ha attenuato il
significato estremo dell’espressione che ora indica soltanto chi si trova in
precarie condizioni economiche o di salute.
Éser (Ridur’s) al vérd.
Essere al verde, ridursi al verde. Essere alla fine
delle risorse, senza soldi. Un tempo, le candele avevano la parte inferiore
tinta di verde e, logicamente, quando erano quasi del tutto consumate, erano
“ridotte al verde”.
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