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domenica 2 febbraio 2014

MODI DI DIRE DIALETTALI MODENESI (6)



Eccoci qui, puntuali, con il nostro consueto appuntamento settimanale. Buona lettura.

Avér dla rana. 
Avere della rana. Significa: “Essere in cattive condizioni economiche”. È un’espressione molto diffusa, dall’etimologia incerta. Alcuni la fanno risalire ai tempi in cui, nella Bassa modenese, c’era chi sopravviveva pescando rane (i “ranèr”). A Finale Emilia, esisteva addirittura al “marciapê dla rana”, dove si davano appuntamento i numerosi disoccupati del paese.

Avér él man éd ricòta. 
Avere le mani di ricotta. Essendo la ricotta particolarmente tenera, questa espressione si usa all’indirizzo di chi lascia cadere con facilità gli oggetti che ha in mano.

Avér fat al sô treintùn. 
Avere fatto il proprio trentuno. Modo di dire delle persone anziane che vantano un passato avventuroso. Probabilmente il detto si riferisce ai moti rivoluzionari del 1831.

Avòchet de∫nóv (ch’a-n n’ha mai vint).  
Avvocato diciannove (che non ha mai vinto) È così che si definisce un avvocato di scarso valore professionale, utilizzando il termine “vint” che, in dialetto modenese, significa sia “venti” che “vinto”.

Bòcia pérsa. 
Palla persa, non valida. Individuo incapace, buono a nulla. L’espressione indica chi, per incapacità o malavoglia non è in grado di svolgere bene una qualsiasi attività. Deriva dal gioco delle bocce e si riferisce a una boccia annullata per un’infrazione del regolamento o per un tiro sbagliato così da essere finita in una zona molto lontana dal pallino.

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