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lunedì 31 marzo 2014

RISOTTO AGLI ASPARAGI



Ingredienti (per 4 persone)

320 gr. di riso Carnaroli
300 gr. di asparagi
100 gr. di burro
50 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato
1,5 l. di brodo vegetale
1 cipolla
1 carota
1 cucchiaio di farina setacciata
1 gambo di sedano
1 pugno di sale grosso
sale fino q.b.
pepe q.b.
 
 
Per preparare il brodo, fate bollire in un pentolino, per una ventina di minuti, l'acqua necessaria (dove avete sciolto il sale grosso), con una cipolla, una carota e un gambo di sedano. Per preparare il risotto, lavare gli asparagi e poi tagliate la parte bianca del gambo, perchè è troppo dura. Tagliare anche le punte (circa 3 cm.) e mettetele da parte. Sbollentare per pochi minuti solo i gambi nel brodo vegetale, poi scolateli e tagliateli a rondelle di circa mezzo cm. In una tegame antiaderente, fate soffriggere un'altra cipolla tritata con 50 gr. di burro, poi aggiungete gli asparagi a rondelle e le punte, fate cuocere per pochi minuti e infine aggiungete il riso con una noce di burro. Quando il riso sarà abbastanza asciutto (state attenti che non si attacchi al tegame), aggiungete un mestolo di brodo per volta, mescolando e procedendo nello stesso modo ogni volta che il riso si asciuga. Continuate così fino alla fine della cottura. Quando è ultimata, regolate di sale, aggiungete una macinata di pepe fresco, il burro rimasto, una spruzzata di farina, il parmigiano reggiano, mezzo mestolo di brodo, mescolate, mettete il coperchio, spegnete il fuoco e lasciate riposare il riso per circa 5 minuti, finchè avrà formato formerà una compatta cremina. Al momento d'impiattare, cospargete il riso con del parmigiano reggiano e decoratelo con qualche punta d'asparago.

mercoledì 26 marzo 2014

VI PIACE IL PESCE? VI CONSIGLIO QUELLO CHE ROBERTO COMANDUCCI PROPONE AL RISTORANTE ABBAZIA DI NONANTOLA


Se vi piace il pesce, vi consiglio un ottimo ristorante dove potrete gustare piatti di mare che poche volte mi è capitato di assaggiare così buoni. Si tratta dell'Abbazia a Nonantola, che prende il nome dalla splendida storica basilica benedettina fondata nel 752 dall'abate Anselmo. 

Roberto Comanducci con Angela Romeo e Monica Baraldi

Il locale, che chiude la domenica sera e l'intero giorno di lunedì (telefono 059/549754), è gestito in collaborazione con la socia Kim Guerzoni da Roberto Comanducci, che si è assunto il compito di continuare la bella tradizione di gastronomia ittica romagnola iniziata tanti anni fa dai genitori, Enzo e Laura. Ora si avvale della sapienza in cucina di Angela Romeo e Monica Baraldi. Sulla tavola, dopo una lunga serie di antipasti caldi e freddi (segnalo le cozze gratinate, l'insalata di polipo e le alici marinate), c'è da scegliere fra gli spaghetti alle poveracce (le classiche vongole romagnole) e un ottimo risotto ai frutti di mare. Quando inizia la sarabanda dei secondi c'è solo l'imbarazzo della scelta, fra spiedini misti, capesante gratinate, sardoncini alla griglia, coda di rospo, gamberoni, frittura di paganelli, scampi e spiedini misti. Al posto del pane, è ovvio, arriva in tavola solo gustosa piadina, mentre i vini bianchi sono quasi tutti della generosa terra romagnola. Al termine del pranzo o della cena, vi consiglio un'inedita specialità della casa, un liquore al pistacchio che non avevo mai assaggiato. Volendo, sono a disposizione di chi voglia fermarsi un giorno a Nonantola per visitare la bella cittadina anche nove attrezzatissime camere che completano l'ospitalità offerta dalla Locanda dell'Abbazia.

lunedì 24 marzo 2014

PIZZOCCHERI GRATINATI




Ingredienti per 4 persone
250 gr. di pizzoccheri secchi
4 patate
1 cavolo cappuccio piccolo
1 mazzo piccolo di bietole
2 cipolle
4 spicchi di aglio
100 gr. di parmigiano reggiano grattugiato
1 peperoncino
100 gr. di etto di bitto o altro formaggio molle
50 gr. di burro
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
salvia q.b.


I pizzoccheri sono una sorta di tagliatelle di farina e grano saraceno, piuttosto spesse e corte, specialità della Valtellina, che si cuociono insieme con alcune verdure (patate, bietole, cavoli, fagiolini) e si condiscono con burro, panna, cipolle, aglio, salvia, parmigiano reggiano e il bitto, che è un formaggio tipico della zona. Naturalmente, esistono numerose varianti di questo piatto. La proposta qui di seguito è una versione gratinata.
Portate ad ebollizione l'acqua in una pentola grande. Sbucciate le patate, tagliatele a medaglioni e mettetele a cuocere. Lavate le bietole, tagliatele a pezzetti e unitele alle patate, insieme con il cavolo, strappando le foglie con le mani. Aspettate che l'acqua riprenda il bollore e mettete a cuocere anche i pizzoccheri.
Nel frattempo, preparate il condimento: sbucciate le cipolle e l'aglio, tritateli finemente e metteteli a rosolare in una padella con l'olio, il burro, la salvia e il peperoncino a fiamma moderata. Scolate i pizzoccheri dopo circa 15 minuti cottura.
Imburrate una pirofila e versate uno strato di pizzoccheri con le verdure, aggiungete qualche cucchiaiata di condimento, una manciata di formaggio grattugiato, il bitto tagliato a cubetti e continuate così fino all'esaurimento degli ingredienti.
Alla fine, disponete abbondantemente il condimento di cipolle, salvia e burro (eliminando il peperoncino), parmigiano reggiano grattugiato, bitto a cubetti e fiocchi di burro. Mettere in forno caldo a gratinare per circa 15/20 minuti, poi servite i pizzoccheri in tavola. 

domenica 23 marzo 2014

FIORI DI ZUCCA FRITTI

  



Ingredienti per 4/6 persone
 
30 fiori di zucca, 150 gr. di farina bianca 00, 50 gr. di zucchero, 1 tuorlo, 1 bicchierino di Marsala superiore, 2 cucchiai di grappa, 1 limone non trattato, lievito in polvere q.b. olio extravergine di oliva q.b., cannella in polvere q.b., latte q.b., sale q.b.


Aprite i fiori di zucca, eliminate i pistilli e lavate i fiori sotto acqua fredda corrente. In una terrina, sbattete il tuorlo con lo zucchero, unite alla farina un pizzico di lievito, il sale e la scorza grattugiata del limone, poi mescolate con un cucchiaio di legno e irrorate con l'olio. Versate il Marsala, la grappa, bagnate con tanto latte quanto basta a ottenere una pastella di media consistenza, poi mescolate per evitare la formazione di grumi. Immergetevi i fiori di zucca, poi friggeteli fino a doratura in abbondante olio bollente, girandoli più volte per completare la cottura. Scolateli, asciugateli su carta assorbente, mescolateli con lo zucchero e la cannella in polvere, poi serviteli ben caldi in tavola.



 

venerdì 21 marzo 2014

FRITTELLE DI SAN GIUSEPPE


Frittelle di San Giuseppe


Probabilmente le frittelle, o zeppole, di San Giuseppe, sono l'unico dolce che la tradizione associ alla festa del papà. La loro origine è romana, ma la leggenda vuole che a vendere queste frittelle fosse proprio San Giuseppe, che doveva in qualche modo mantenere la famiglia durante la fuga in Egitto. La difficoltà nella loro preparazione consiste semplicemente nel metterle e toglierle dal fuoco: seguendo le istruzioni è più semplice di quel che sembra. Ovviamente, si tratta di un dolce ipercalorico il cui consumo è da riservarsi esclusivamente alle feste.

Ingredienti per 4 persone
250 ml. di acqua
150 gr. di farina
50 gr. di burro
50 gr. di zucchero
3 uova
2 lt. di olio di semi di arachidi
la scorza di mezzo limone
sale q.b.

In un tegame portare a bollore l'acqua insieme con il burro. Quando sarà sciolto, toglietelo dal fuoco e aggiungete la farina tutta in una volta. Rimettete a scaldare a fuoco lento, mescolando rapidamente, fino a quando l'impasto sarà compatto e si staccherà dalle pareti del tegame. Togliete dal fuoco e incorporate un uovo alla volta (aggiungete l'uovo successivo solo dopo che il precedente sarà completamente amalgamato). Subito dopo, unite la scorza grattugiata di mezzo limone e mescolate bene. In una padella abbastanza profonda, scaldate l'olio e con un cucchiaio separate parte dell'impasto, affogandolo nell'olio bollente. Friggete tutto l'impasto e fatelo poi asciugare su una carta assorbente. Spolveratele di abbondante zucchero a velo (quello semolato va bene lo stesso, risulta anzi più croccante) e servite in tavola le frittelle ancora tiepide.

martedì 18 marzo 2014

MODI DI DIRE DEL GERGO MODENESE: "ANDÈR A LA CARIÓLA"

Ecco alcune altre espressioni dialettali dal significato gergale: “Andèr a la carióla”, Andare alla carriola. Significa, più genericamente, andare a lavorare. Un tempo, il badile e la carriola erano gli attrezzi della meno nobile categoria di lavoratori, gli "scarriolanti", la più sfortunata condizione bracciantile dell'epoca. In pratica, erano disoccupati cronici che, di quando in quando, erano impiegati dai Comuni o dallo Stato come braccianti occasionali, spesso in lavori creati appositamente, tanto per giustificare un piccolo salario.
“Andèr a tór i dû bal”, Andare a prendere i due balli. L'espressione indicava l'abitudine di andare a fare gli ultimi balli in una festa senza essere stati invitati. Un tempo, verso l'orario di chiusura, le porte delle sale da ballo si aprivano gratuitamente ai giovani "portoghesi" che ne approfittavano per invitare le ragazze a fare l'ultimo giro di pista.
“Arivèr a man squasànti”, Essere invitati a casa di qualcuno e arrivare a mani vuote.
“Andèr fóra da l'óss coi pê avànti”, Andare fuori dall'uscio coi piedi in avanti. L’espressione significa "morire" e fa riferimento al modo di trasportare le salme.
“Andèr a radécc”, Andare in campagna a raccogliere radicchi. Essere in condizione d'indigenza.
“Andèr a San Catèld”, Andare a San Cataldo, il cimitero di Modena. Significa "morire".
“Andèr a Sant'Efémia”, Andare in prigione. Il modo di dire trova ragione nel nome della strada di Modena, dove, sino a pochi anni fa, aveva sede l’antico carcere ricavato da un convento.

“Andèr in vàsca”, Andare in vasca. In gergo, significa "Andare a fare una passeggiata in centro". È un modo di dire abbastanza recente, che si è rapidamente diffuso, probabilmente perchè "vasca" (un tempo “vascola”, una primitiva piscina pubblica voluta dal duca Francesco V, che si trovava in viale Muratori) è assimilabile a "piscina", il luogo dove chi nuota va sempre avanti e indietro, proprio come nelle passeggiate sotto il Portico del Collegio.

lunedì 17 marzo 2014

LA "STRANA" POLITICA DI CASA NOSTRA SIA A SINISTRA CHE A DESTRA

Quel che accade alla politica della città da qualche settimana a questa parte credo non abbia precedente, non solo sotto la Ghirlandina ma nemmeno sotto una delle tante torri civiche che costellano il nostro Paese. Da una parte, in casa del partito che amministra Modena da ben 68 anni e che avrebbe potuto/dovuto avvicinarsi alle elezioni amministrative con primarie senza colpi bassi, si assiste a una quotidiana polemica che manca poco porti in contendenti in tribunale. La gioiosa macchina da guerra del PD modenese si è trasformata in un carro rotto che perde pezzi per strada e che sgomenta chi, fra qualche mese, vorrà dare il proprio voto a sinistra. Offese, insinuazioni, minacce, sospetti non sono mai appartenuti al partito di Corassori, Del Monte e Beccaria, che potranno solo rivoltarsi nella tomba alla notizia delle accuse che si lanciano Muzzarelli e la Maletti. 
Alfeo Corassori
Mario Del Monte
Del resto, appare quantomeno strano, che in un Paese divenuto di colpo tutto renziano e che ha imparato subito quello che, secondo Flaiano, è lo sport più praticato dagli italiani, salire sul carro del vincitore, le primarie modenesi indichino uno che appartiene all'altra sponda politica.

Sull'altra sponda, del resto, le meraviglie non sono da meno. Una lunga faida ha portato i moderati del centro-destra, i quali avevano la speranza di attingere al "vittorioso" ballottaggio, soltanto se stavano tutti uniti, a spaccarsi in troppi rivoli, ad atomizzarsi, al punto che ci sarà un numero di candidati sindaci da far sorridere anche la Ghirlandina. Ma non solo. Dopo la tormentata scelta di Andrea Galli, che ha fatto seguito all'accantonamento di Adolfo Morandi, accontentato con la sicurezza di rifare il capogruppo (!) nella prossima legislatura e di assumere l'incarico di vice coordinatore regionale (!) di Forza Italia, il residuo partito dei moderati di centro-destra pare rimetta in discussione anche il nome del candidato sindaco appena scelto. 
Secondo fonti di stampa, lo stesso Palmizio, longa manus berlusconiana in Emilia, ieri avrebbe sollevato dubbi sul nome dichi è già stato presentato ufficialmente come "avversario" di Muzzarelli. Sarebbe davvero il colmo che Forza Italia, dopo tanti tentennamenti, ritornasse sui propri passi. Non tanto per la figuraccia nei confronti di Galli, da qualcuno accusato di essere rimasto invischiato nella polemica dei chioschi del Parco, ma verso quei modenesi, pochi o tanti, che sperano di aver avuto finalmente l'indicazione giusta per scrivere un nome sulla scheda da depositare nelle urne alle prossime elezioni.

lunedì 10 marzo 2014

I BRUTTI CHIOSCHI IN MURATURA NEL PARCO FARANNO IL PAIO CON L'ECOMOSTRO CHE DETURPA LA PALAZZINA VIGARANI

I chioschi del Parco, brutti e per regolamento tutti uguali secondo un realismo sovietico che speravo passato di moda, sono uno degli ultimi diktat lasciati le eredità da Sitta, il quale conta come assessore più ora che non siede più in Giunta dopo le dimissioni che quando distribuiva il suo verbo, con pregevole grinta, a un Consiglio comunale vittima della logica dei numeri. La polemica è scoppiata e qualcuno la cavalca, portando in loco persino un critico d'arte come Vittorio Sgarbi, che si è allineato alle posizioni di Italia Nostra e di tanti cittadini che non vorrebbero vedere calare nel verde del Parco una colata di cemento. La guerra, però, sembra inutile. La Giunta ha il mandato di chiudere il capitolo senza correre il rischio di lasciarlo decidere alla prossima amministrazione, che sarà sempre dello stesso colore, ma non si sa mai...
La fretta con la quale Pighi and & hanno voluto iniziare i discussi e discutibili lavori in piazza Roma, la polemica sulle piste ciclabili e tante decisioni da prendere prima della fine di questa legislatura, che ben poco ha offerto alla città, ma ha regalato un parcheggio, il Novi Park, che i modenesi hanno rifiutato, lascia capire quale sia il compito. Finire ciò che Sitta ha iniziato e non ha potuto concludere. Sarebbe bene, però, che qualche modenese capisse che non tutto può essere deciso con la logica muscolare di una maggioranza che tale è stata, alle ultime amministrative soltanto per una (discussa) manciata di voti. La regola della democrazia avrebbe voluto che, a fine consigliatura, certe decisioni che coinvolgeranno per sempre tutta la città, come piazza Roma e i chioschi (tanto per fare i due esempi più eclatanti), sarebbe stato meglio lasciarle prendere a chi verrà dopo Pighi e compagni.

Una cosa è certa, tuttavia, che i chioschi voluti per il Parco, e forse anche la pizzeria che si dice vogliano collocare al posto dello storico Lido Park, saranno l'ennesima bruttura di questa città, che in quanto a brutture ha già fatto il pieno. Una per tutte? L'eco-mostro all'angolo fra via Muzzioli e viale Caduti in guerra che deturpa la stupenda settecentesca Palazzina Vigarani dei Giardini ducali. Quella foto ha fatto il giro del mondo come uno dei peggiori esempi d'insipienza architettonica italiani. Adesso, si aggiunge il carico da 11 dei chioschi in muratura, tutti uguali, che sporcheranno la bella macchia verde del Parco, una delle bellezze ambientali che i vecchi amministratori ci hanno regalato quando decisero, seppur sbagliando, di abbattere la cinta muraria. Qualche porta cittadina poteva essere conservata, come ha fatto Bologna. In piazzale Natale Bruni, ad esempio, Porta Castello, avrebbe potuto essere migliore rotatoria dell'attuale che non basta a controllare un traffico che in quel punto è diventato caotico.