Ecco alcune altre espressioni dialettali dal
significato gergale: “Andèr a la carióla”, Andare alla carriola. Significa, più
genericamente, andare a lavorare. Un tempo, il badile e la carriola erano gli
attrezzi della meno nobile categoria di lavoratori, gli
"scarriolanti", la più sfortunata condizione bracciantile dell'epoca.
In pratica, erano disoccupati cronici che, di quando in quando, erano impiegati
dai Comuni o dallo Stato come braccianti occasionali, spesso in lavori creati
appositamente, tanto per giustificare un piccolo salario.
“Andèr a tór i dû bal”, Andare a prendere i due
balli. L'espressione indicava l'abitudine di andare a fare gli ultimi balli in
una festa senza essere stati invitati. Un tempo, verso l'orario di chiusura, le
porte delle sale da ballo si aprivano gratuitamente ai giovani
"portoghesi" che ne approfittavano per invitare le ragazze a fare
l'ultimo giro di pista.
“Arivèr a man squasànti”, Essere invitati a casa di
qualcuno e arrivare a mani vuote.
“Andèr fóra da l'óss coi pê avànti”, Andare fuori
dall'uscio coi piedi in avanti. L’espressione significa "morire" e fa
riferimento al modo di trasportare le salme.
“Andèr a San Catèld”, Andare a San Cataldo, il
cimitero di Modena. Significa "morire".
“Andèr a Sant'Efémia”, Andare in prigione. Il modo
di dire trova ragione nel nome della strada di Modena, dove, sino a pochi anni
fa, aveva sede l’antico carcere ricavato da un convento.
“Andèr in vàsca”, Andare in vasca. In gergo,
significa "Andare a fare una passeggiata in centro". È un modo di
dire abbastanza recente, che si è rapidamente diffuso, probabilmente perchè
"vasca" (un tempo “vascola”, una primitiva piscina pubblica voluta
dal duca Francesco V, che si trovava in viale Muratori) è assimilabile a
"piscina", il luogo dove chi nuota va sempre avanti e indietro, proprio
come nelle passeggiate sotto il Portico del Collegio.
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