Pagine

martedì 8 aprile 2014

STANNO DISTRUGGENDO IL PARCO DEDICATO ALLA RIMEMBRANZA DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Ho letto, e pubblico volentieri, le riflessioni sul Parco delle Rimembranze dell'urbanista Lorenzo Carapellese, che ha seguito le ultime vicende del parco cittadino. È una voce autorevole che si esprime contro un progetto distruttivo, che il Comune ha voluto portare avanti a tutti i costi. La mobilitazione dei cittadini, l’attenzione dei media e il lavoro svolto dall’ing. Gaetano Galli, che ha smontato ogni dettaglio del piano di “riqualificazione commerciale” per dimostrare quanto il progetto comunale fosse devastante sul piano dei danni ambientali e distruttivo di un parco storico, soggetto a vincoli precisi, hanno portato all’intervento della magistratura, che ha disposto il sequestro dei cantieri.


Ci voleva la triste storia dei chioschi per riparlare del vecchio, caro Parco di Modena. Di come sia stato da molti anni a questa parte negletto, certamente poco mantenuto. Con panchine vecchie e scassate, lastroni di pietra scomodi e sporchi, prati spelacchiati, cordoli di contenimento delle aiuole spariti da tempo, primo strato di terreno duro come la pietra, senza fiori, in diversi punti senza più erba da chissà quanti anni. Eppure quando si dice Parco si pensa a questo Parco, al parco delle Rimembranze o se si vuole anche al parco delle Mura, qualcuno lo chiama anche Parco Pertini, perché un pezzetto è a lui intitolato. Solo una volontà cieca e bara poteva giocare sui nomi per poter far passare il concetto di valorizzazione con la costruzione ex novo di chioschi in cemento armato che al chiosco come li immaginiamo nella memoria collettiva ben poco hanno a che fare, anzi nulla.
E ci voleva la protesta reiterata di persone attente, sino alla denuncia alla magistratura affinché si fermasse l’ennesimo scempio. L’ennesimo perché altri forse altrettanto gravi ma passati sotto silenzio questo parco li ha subiti eccome. Primo fra tutti il parcheggio (un altro) sotterraneo di fronte dell’ex Questura, ricavato sotto l’aiuola davanti alla scalinata. Ma se è vero che nelle aree verdi storiche non si può costruire soprattutto se l’intervento è spiccatamente privato sarebbe interessante sapere sulla base di quale norma e di quale parere ne è stata concessa la realizzazione, anche da parte della Sovrintendenza alle belle arti e della Commissione edilizia. Sembra, infatti, che l’aiuola che sta sopra il parcheggio sia di proprietà privata e nulla abbia a che fare con il verde tipico delle altre aiuole trasandate del parco. Addirittura l’aiuola è curatissima, circondata da una rete di plastica (per vietarne il calpestio?) e definire ridicola la vegetazione che le è stata apposta attorno è poco. Mancano Biancaneve e i sette nani per avere un campionario di quel che non si può fare in un parco storico pubblico. Oppure quel pezzetto di aiuola è privato? Da quando? E chi glie l’ha data questa proprietà in sottosuolo? Vuol dire, allora, che tutti gli edifici che affacciano su viali del Parco hanno il diritto di fare parcheggi interrati e metterci sopra recinzioni di plastica e nanetti? E se no, perchè quello della ex Questura sì? Forse bisognerebbe chiederlo alla magistratura, visto che altri uffici pubblici sono del parere che si possa costruire ex novo sia sotto che sopra le aree verdi pubbliche storiche.
Basta percorrere poi qualche centinaia di metri per arrivare a piazzale Risorgimento, che di fatto è una rotonda che non c’entra nulla con il parco né è solo una lontana appendice/escrescenza. Al centro, un monumento al re, un parcheggio a raso (ancora!) un vespasiano e una cintura di platani: un luogo ideale per stupri seriali e soddisfacimento dei bisogni al di fuori del vespasiano. Solo a Modena c’è un monumento al re con a fianco un cesso, forse per l’antipatia delle sue genti verso una monarchia codarda, può essere, ma allora che si abbatta il monumento.
Il parco delle mura o, meglio, della Rimembranza dimostra tutti i suoi anni: è diventato nel tempo solo una grande aiuola spartitraffico tra viale Muratori, viale Fabrizi e viale Martiri della Libertà, con in più una rotonda di re, parcheggi e imperatori (Vespasiano) di cui da tempo denuncio l’incongruità rispetto a Porta San Francesco e alla sua bellissima prospettiva che ti invita in centro attraverso un cannocchiale architettonico-urbanistico mozzafiato.

Più che di chioschi/bunker di dimensioni sproporzionate su segmenti di parco a volte non più larghi di 40 metri, il Parco avrebbe avuto bisogno prima di tutto di un attento piano particolareggiato di manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree verdi e degli arredi e poi, ma solo poi, di quel minimo di servizi commerciali indispensabili per l’estate e per l’inverno. Un piano di riqualificazione e manutenzione complessiva ne avrebbe dovuto anche rivederne i rapporti con il centro storico e le aree limitrofe. Ad esempio, si potrebbe anche prevederne l’ampliamento, eliminando la percorribilità automobilistica su via Muratori (vera canna dei gas di scarico) tra via Amici e via Fogliani compresa, dotando così finalmente le scuole elementari e medie Pascoli/San Carlo di un'area verde complementare, favorendone al contempo l’accessibilità pedonale e ciclistica a scapito della bolgia quotidiana di auto in quadrupla fila per scaricare ragazzi che dovrebbero invece arrivare a piedi o in bici, visto che quasi tutti provengono dai quartieri limitrofi . Di certo, se non si fa un piano di lungo respiro, il parco così come lo abbiamo conosciuto potrà solo peggiorare. È ora di intervenire, risanando, recuperando, rivendendone le funzioni. È un lavoro di urbanistica, che deve chiamare a raccolta sociologhi e botanici e anche altre specialista di discipline, ma soprattutto è un percorso di dialogo civile fra cittadini e istituzioni, che può anche durare qualche tempo se necessario. Non si tratta di fare un buon progetto di stucco e pittura, ma un buon progetto di civiltà urbana, che reinventi e rinnovi, diventi patrimonio condiviso, sanzioni abusi passati e ne impedisca di futuri e restituisca un parco alla città.

Nessun commento:

Posta un commento