A Modena tutto diventa difficile. L’amministrazione comunale si lamenta del conservatorismo imperante dei suoi cittadini, ma non può nemmeno pretendere d’imporre, con l’ex autorità di una risicata maggioranza, qualsiasi idea che le passi per la testa. In questa “strana” città, del resto, il dibattito o è annichilito o è esasperato. Di una proposta non si discute prima nella sede più adatta, che è il Consiglio comunale. E quando è data frettolosamente in “pasto” all’opinione pubblica, si scatenano le ipotesi più diverse. Che è democraticamente corretto, ma a volte lo stesso dibattito rischia di bloccare il progetto, che finisce per non trovare un rapido sbocco verso la soluzione del problema.
A Modena,
dicevo, tutto diventa difficile. Persino dedicare un monumento a una delle
grandi glorie locali, Luciano Pavarotti, che con la sua voce ha portato in giro
per il mondo il nome della nostra città. Il caso della statua da dedicare a Big
Luciano è il più emblematico dell’insano provincialismo che condiziona Modena,
dove ogni iniziativa non solo è sempre vista da destra o da sinistra (con
rigide e bloccate ideologie), ma tutto è pretesto per innescare una ridda di
pareri, che spesso finiscono per restare tali e bloccare la realizzazione di
ciò di cui si discute. Abbiamo visto piazze che dovevano essere trasformate da
famosi archistar diventare agorà di scontri dialettici che hanno sortito solo
l’effetto di lasciarle come sono. Che fine hanno fatto i progetti (già pagati
agli architetti) per cambiare faccia a piazza Mazzini, piazza Roma e piazza
Matteotti? Polemiche sui giornali, insistite proteste dei cittadini, qualche
aggiustamento dei disegni, ma tutto tace. E che fine ha fatto il progetto della
piscina al Parco Ferrari, che ha rivelato dissensi persino nell’ala
ambientalista dello stesso PD?
L’idea
di dedicare a Pavarotti una statua è stata lanciata con felice intuizione in
Consiglio comunale. Il civico consesso, seppure con qualche legittimo
distinguo, compreso il mio, si è compattato stranamente (accade molto di rado)
per approvare il progetto. La proposta, però, ha scatenato subito un mare di
polemiche, perchè la definizione del dove, del come e forse anche del quando è
stata subito demandata alla commissione toponomastica. La Giunta, invece, se
avesse avuto in proposito idee un po’ più chiare, avrebbe dovuto avocare a sè e
agli assessorati di competenza queste decisioni, presentando poi alla città, in
un’assemblea aperta, un progetto più definito, seppure suscettibile di miglioramenti.
Così, accettandone acriticamente solo la filosofia, ma senza definirne i
contorni in modo più netto, ha lasciato spalancata la porta a ogni
suggerimento: una statua, un busto, vicino al teatro, in piazza, uno scultore
modenese, un concorso internazionale. Alla fine, chi deciderà? Vuoi vedere che
a forza di discutere Luciano dovrà aspettare un bel po’? In realtà, il tenore
non dovrà aspettare, perchè Nicoletta Mantovani, la sua vedova, si è messa di
traverso e ha imposto al Comune che il monumento debba essere solo equestre
(come se Luciano fosse stato un condottiero...) e sorgere al Novi Park.
Due
proposte assurde, con la scusa che solo lei detiene in esclusiva la gestione
dell'immagine del marito. E mentre lei ha venduto (non certo gratis!) la voce
alla Nutella per uno spot televisivo e il viso all'acqua minerale San
Pellegrino, blocca il Comune che, evidentemente, non intende fare alcun
speculazione, mettendo un monumento - non certo a pagamento - a disposizione
dei modenesi e dei fans di Pavarotti che per ora possono solo rendergli omaggio
andando a visitare la sua tomba.
Il
Comune, insomma, come per il museo Pavarotti, lascia a Nicoletta Mantovani la
possibilità di lanciare l’idea di trasformare in luogo di culto la villa dove
ha trascorso i suoi ultimi anni, ma senza prendere nel merito una posizione
precisa. A Modena, è la cosa più pericolosa. In questo modo, dal momento della
proposta a quello dell’apertura del cantiere, il Museo Casa natale Enzo Ferrari
ha dovuto attendere una decina d’anni.
Non
se la prenda l'ex consigliere comunale della Lega Stefano Barberini se ritiene
che non gli sia assegnato il legittimo merito di aver avuto l’idea della statua
a Pavarotti. A Modena accade spesso. A chi scrive è capitato proprio per il
Museo Ferrari.
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