Molti modenesi usano dei modi di dire dialettali, ma non ne conosco il loro vero significato. Qui sotto ne pubblico alcuni e spiego la loro origine.
Éser da óv e da lat
Essere da
uova e da latte. Il modo di dire si riferisce a persone molto disponibili,
aperte a ogni soluzione, che non hanno preferenze e si adattano a qualsiasi
soluzione. Il detto deriva dai tempi in cui, a causa della miseria, era molto
diffuso il consumo delle economiche aringhe affumicate (“él saràch”). I
buongustai, però, conoscevano la differenza fra l’aringa maschio che ha il “latte”,
il seme, e l’aringa femmina che ha le “uova”. C’era chi preferiva la prima, chi
la seconda e chi non faceva differenza ed era appunto “da óv e da lat”.
Éser in dal lébber négher
Essere nel libro nero,
essere sospettato, avere cattiva reputazione, essere nel mirino di qualcuno che
medita propositi di vendetta, essere caduto in disgrazia. Il “libro nero” era
usato in Francia durante la Rivoluzione, per annotarvi le persone sospette, sul
capo delle quali poteva cadere, da un momento all’ altro, la lama della
ghigliottina. In seguito, “al lébber négher” indicò anche il libro dove i
commercianti segnavano i debiti dei clienti insolventi.
Éser in Dòm
Essere in chiesa, non avere
un soldo. Fino a qualche anno addietro, i mendicanti chiedevano l’elemosina
davanti all’ingresso principale delle chiese. Qualcuno, quindi, interpreta
“Dòm” come “duomo”, la chiesa per eccellenza, ma altri offrono una versione più
sofisticata e intelligente: “Dom” non sarebbe altro che la riproduzione
fonetica della scritta che si trova sulla facciata di molte chiese (l’acrostico
di “Deo Optimo Maximo”), cioè la dedicazione a Dio, il più buono, il più
grande. Per altri ancora, soprattutto a Bologna, “dòm” significa “Monte di
pietà”, il luogo dove i ladri, un tempo, portavano la merce più difficile da
rifilare ai ricettatori.
Éser in ‘na làttra
Essere in una lettera,
trovarsi molto male in arnese, senza possibilità di salvezza. Una volta, quando
un emigrato moriva lontano da casa, l’annuncio veniva dato alla sua famiglia
con una lettera che conteneva il ricordino funebre (“al santèin”). Il tempo ha
attenuato il significato estremo dell’espressione che ora indica soltanto chi
si trova in precarie condizioni economiche o di salute.
Éser (Ridur’s) al vérd
Essere al verde, ridursi al
verde. Essere alla fine delle risorse, senza soldi. Un tempo, le candele
avevano la parte inferiore tinta di verde e, logicamente, quando erano quasi
del tutto consumate, erano “ridotte al verde”.
Ma come son contenta di essere approdata qui ! Leggo questi "detti" e risento la voce di mia nonna, l' Ernesta. Lei è stata la PRESENZA formatrice della mia infanzia, quanto mi manca. Vorrei un istante solo "andèr a Mòdna a fèr dò ciàcri in piaza" con la mia mano nella sua.
RispondiEliminaGrazie Sandra del tuo commento, ci fa molto piacere che tu abbia apprezzato questa piccola raccolta di detti modenesi. Presto Sandro ci farà conoscere altri modi di dire. A presto. Micaela.
RispondiElimina