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domenica 5 gennaio 2014

MODI DI DIRE DIALETTALI MODENESI (1)



Molti modenesi usano dei modi di dire dialettali, ma non ne conosco il loro vero significato. Qui sotto ne pubblico alcuni e spiego la loro origine. 

 

Éser da óv  e da lat   

Essere da uova e da latte. Il modo di dire si riferisce a persone molto disponibili, aperte a ogni soluzione, che non hanno preferenze e si adattano a qualsiasi soluzione. Il detto deriva dai tempi in cui, a causa della miseria, era molto diffuso il consumo delle economiche aringhe affumicate (“él saràch”). I buongustai, però, conoscevano la differenza fra l’aringa maschio che ha il “latte”, il seme, e l’aringa femmina che ha le “uova”. C’era chi preferiva la prima, chi la seconda e chi non faceva differenza ed era appunto “da óv e da lat”.

Éser in dal lébber négher

Essere nel libro nero, essere sospettato, avere cattiva reputazione, essere nel mirino di qualcuno che medita propositi di vendetta, essere caduto in disgrazia. Il “libro nero” era usato in Francia durante la Rivoluzione, per annotarvi le persone sospette, sul capo delle quali poteva cadere, da un momento all’ altro, la lama della ghigliottina. In seguito, “al lébber  négher” indicò anche il libro dove i commercianti segnavano i debiti dei clienti insolventi.

Éser in Dòm  

Essere in chiesa, non avere un soldo. Fino a qualche anno addietro, i mendicanti chiedevano l’elemosina davanti all’ingresso principale delle chiese. Qualcuno, quindi, interpreta “Dòm” come “duomo”, la chiesa per eccellenza, ma altri offrono una versione più sofisticata e intelligente: “Dom” non sarebbe altro che la riproduzione fonetica della scritta che si trova sulla facciata di molte chiese (l’acrostico di “Deo Optimo Maximo”), cioè la dedicazione a Dio, il più buono, il più grande. Per altri ancora, soprattutto a Bologna, “dòm” significa “Monte di pietà”, il luogo dove i ladri, un tempo, portavano la merce più difficile da rifilare ai ricettatori.

Éser in ‘na làttra

Essere in una lettera, trovarsi molto male in arnese, senza possibilità di salvezza. Una volta, quando un emigrato moriva lontano da casa, l’annuncio veniva dato alla sua famiglia con una lettera che conteneva il ricordino funebre (“al santèin”). Il tempo ha attenuato il significato estremo dell’espressione che ora indica soltanto chi si trova in precarie condizioni economiche o di salute.

Éser (Ridur’s) al vérd 

Essere al verde, ridursi al verde. Essere alla fine delle risorse, senza soldi. Un tempo, le candele avevano la parte inferiore tinta di verde e, logicamente, quando erano quasi del tutto consumate, erano “ridotte al verde”.


2 commenti:

  1. Ma come son contenta di essere approdata qui ! Leggo questi "detti" e risento la voce di mia nonna, l' Ernesta. Lei è stata la PRESENZA formatrice della mia infanzia, quanto mi manca. Vorrei un istante solo "andèr a Mòdna a fèr dò ciàcri in piaza" con la mia mano nella sua.

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  2. Grazie Sandra del tuo commento, ci fa molto piacere che tu abbia apprezzato questa piccola raccolta di detti modenesi. Presto Sandro ci farà conoscere altri modi di dire. A presto. Micaela.

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