Non capisco come Giorgio Pighi, proprio sul finale del suo incarico, assuma una posizione così poco politicamente corretta sull'impiego di piazza Grande. Non capisco che interessi difenda, proprio lui che oltre a essere, forse prima di essere, un politico amministratore è un uomo di cultura e certamente un modenese che ama la propria città. Non capisco come possa affermare che chi vuole preservare piazza Grande da certe "contaminazioni" commerciali pensi a trasformarla "in un museo". Chi, come me e tanti altri modenesi, credono che il Duomo e la Ghirlandina, eletti patrimonio dell'umanità dall'Unesco, meritino rispetto, suggerisce una soluzione di assoluto buon senso, in grado di salvare capra e cavoli. Ospitare nell'attigua piazza XX Settembre, svuotata di contenuto commerciale grazie al giusto trasferimento delle brutte "botteghe oscure" firmate dall'architetto Portoghesi, le manifestazioni che prevedono l'insediamento di tante bancarelle accontenterebbe sia i commercianti della piazza ora semideserta sia i fautori di un uso più rispettoso di piazza Grande.
Questa è il vero cuore della città, dove non a caso si trovano i simboli delle autorità cittadine più importanti, la politica, la religiosa e la finanziaria. Ė vero, come ricorda il sindaco, che un tempo piazza Grande ospitava il mercato della frutta e della verdura, poi spostato in via Albinelli, dove ha sede uno dei monumenti annonari più belli d'Italia, ma da allora (1931) sono passati ben 83 anni. Oggi, grazie a Dio, la tutela dei luoghi d'interesse architettonico, storico e ambientale è difesa dalla legge.
Non sono "fanatici", come li ha apostrofati Pighi, coloro che pretendono questo rispetto. Non credo che al sindaco di Venezia o di Pisa sia mai venuto in mente di mettere a disposizione delle bancarelle degli ambulanti piazza San Marco o piazza dei Miracoli.
Nessun commento:
Posta un commento