Andèr a óngia.
Andare a unghia. Si dice di chi è così povero da dover
camminare scalzo, ma anche di chi, privo di un qualsiasi mezzo di trasporto, è
costretto a muoversi a piedi.
Andèr cóme al treno dal cócc’.
Fèr al fùreb per a-n paghèr al dazi.
Fare il furbo per non pagare il dazio. Far finta di
non capire per non pagare il dovuto. Si racconta che, quando Modena aveva le
mura e, accanto alle porte, le gabelle del dazio, un giorno i “padlòt”, le
guardie daziarie (che venivano così chiamate o per le padellate di braci con
cui d’inverno si difendevano dal freddo, o per la forma del copricapo che
indossavano) fermarono un tale che presentava uno strano rigonfiamento sotto il
tabarro. Gli chiesero ripetutamente che cosa portasse sotto il mantello, ma il
tipo rispondeva sempre ripetendo le domande che gli rivolgevano i gabellieri. A
un certo punto, uno di loro, irritato da quel comportamento, sbottò con queste
parole: “Al scólta bèin, galantàm, al gh daga mo’ un tài éd fèr al fùreb
per a-n paghèr al dàzi”.
Fèls come él pistòl di ∫bérr.
Falso come le pistole degli sbirri. Si dice di chi è
molto bugiardo. Il detto deriva dall’abitudine che avevano un tempo le guardie
di polizia di portare nella fondina pistole di legno che servivano soltanto
come deterrente contro i malviventi. Secondo un’altra interpretazione, le
“pistole” false erano le monete d’oro e d’argento, coniate in epoca
ducale, che qualche furfante limava ai bordi per ricavarne polvere pregiata.
Le pistole così limate, non avendo più il peso legale, divenivano di
conseguenza “false”.
Andèr dèinter cun la patòuna.
Andare dentro con la scoppola, entrare a sbafo,
passare senza pagare. Un tempo i ragazzi tentavano di entrare al cinema o allo stadio
senza pagare. Approfittando della confusione all’ingresso, s’intruppavano in
mezzo al pubblico pagante. Quando le maschere se ne accorgevano, rifilavano
qualche leggera scoppola, ma, più spesso, con un sorriso accondiscendente,
lasciavano entrare i giovani portoghesi. Il loro gesto, anzi, finiva per
agevolare l’ingresso irregolare. Oggi l’espressione riguarda il portoghese
istituzionale che gode di ingressi di favore al cinema, a teatro o allo stadio.
Per estensione, anche chi ha superato un esame, o qualsiasi altra prova, a
malapena, senza molto merito.
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