Non
riesco sinceramente a capire le critiche piovute in questi giorni sul progetto
messo in cantiere da Pierluigi Sciolette per creare con Palatipico
un'iniziativa che, finalmente, valorizzi tutte assieme le eccellenze
eno-gastronomiche della nostra provincia. Mi meraviglia che i dissensi siano
venuti non tanto da politici esperti di marketing come il sottoscritto lo è di
fisica teoretica, bensì da uomini che dovrebbero conoscere quanto Modena abbia
bisogno di valorizzare i propri prodotti. In passato, questa città non è stata
capace di far giungere alla seconda edizione manifestazioni dedicate al
Lambrusco, oggi il vino rosso italiano più venduto nel mondo, e all'aceto
balsamico tradizionale, che ha dovuto attendere vent'anni per vedere riuniti
due consorzi che s'interessavano dello stesso prodotto. Le critiche a
Palatipico vengono proprio da coloro che non hanno mai fatto niente, a livello
istituzionale, perchè Modena decollasse con le sue eccellenze, sia meccaniche
(dov'è finita l'etichetta più volte sbandierata di "capitale della Motor
Valley"?) sia eno-gastronomiche. L'ultima beffa è lo "scippo"
operato da Reggio Emilia dell'unico monumento alla Ferrari che esistesse in una
città nemmeno capace di onorare Luciano Pavarotti come merita. Ad ammirare il
monumento, sfrattato prima da piazza Manzoni e poi dai margini dell'Autosole, adesso saranno i turisti che a Reggio Emilia
andranno a vedere il ponte di Calatrava. Mentre noi dobbiamo accontentarci
della passerella ciclopedonale di Modena Est, costata 2 milioni e mezzo di
euro, non certo oggetto di interesse turistico, ma soprattutto (ed è quel che
più conta) non utilizzata da un solo pedone e da un solo ciclista. Anzichè
recitare il mea culpa per un'assente politica di marketing territoriale,
qualcuno se la prende con Palatipico, l'unico tentativo di valorizzare come
meritano i numerosi tesori che Modena possiede. La nostra, purtroppo, è una
città che ha mille frecce al suo arco, ma che non è ancora stata capace di
scagliarle oltre i confini di casa.
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